Monday, December 10, 2007

Prodotti che non si trovano in Sudan

Quando li abbiamo sotto gli occhi ogni giorno non ci facciamo caso e li diamo per scontato. E quando vivi all'estero per un po' non ci pensi perche' sei troppo intento a scoprire i nuovi sapori che offre il Paese.
Ma dopo qualche mese si rendi conto che, anche cercandoli in giro, tanti prodotti non sono mai stati avvistati sulle coste sudanesi del Mar Rosso.
E cosi' anche una dieta o una ricetta semplice diventa impossibile o estremamente dispendiosa.
Qui di seguito troverete una lista di prodotti che qui in Sudan non si vendono... quindi chiaramente se mi venite a trovare portatene qualcuno! O per chi non mi conosce, potrebbe sempre essere un'idea per iniziare un import-export di tali prodotti.
Spinaci freschi
Rucola o lattuga e simili (certo hanno qualcosa che chiamano salada ma con l'insalata in Europa non ha niente a che fare!! Nei negozi piu' chic si vende anche un tipo di insalata chiamato "Insalata americana" ma costa 15 dollari!!!)
Mozzarella, provola, fiordilatte ecc
Cavolfiore, cavoletti di bruxelles, cavolo ecc.
Basilico fresco :(((
Altre erbe fresche (ho avvistato una volta una piantina di rosmarino ma costava 15 dollari!)

Assorbenti interni


E poi c'e' la lista dei "c'e' ma non li compro" perche' solo a vedere l'etichetta del prezzo ti viene un accidente. Ecco alcuni esempi:
250 g di mascarpone = 12 dollari
250 g di ricotta= 15 dollari
400 g di panna da montare= 10 dollari
100 g di insaccati (tutti rigorosamente senza maiale) = 8 dollari
100 g di parmigiano = 15 dollari

Frutta di stagione

Essendo abituati ad andare al supermarket o dal fruttivendolo e trovare praticamente tutto tutto l’anno e’ strano dover adattare il proprio regime alimentare ai prodotti di stagione.
Senza contare che le stagioni sono totalmente diverse da quelle europee, quindi oggi giorno e’ una sorpresa… e non si sa mai quale frutto o legume sara’ in vendita.
Vedi le angurie per strada e ti dici, bene si mangia questo. Il fatto sta che quando finiscono non ti avvisano mica…
Quindi fragole a dicembre, anguria a settembre e mango a luglio e agosto sono cose perfettamenti normali.
I negozi inoltre non hanno sempre gli stessi prodotti. Li importano dai paesi vicini e lontani, ma non sembrano avere idee chiare su cosa mettere in commercio nei loro supermarket. Un giorno trovi un prodotto e qualche settimana dopo un altro… senza tracce del primo. Tutti i negozi della zona si servono degli stessi fornitori, quindi quando manca un prodotto in un negozio puoi star sicuro che quando si saranno esaurite le scorte ai negozi vicini dovrai pazientemente aspettare che a tutti vengano ridistribuiti.

Inviti all’ultimo minuto

Uno degli aspetti culturali ai quali ci si deve saper adattare il prima possible sono i cambiamenti di programma all’ultimo minuto.
Questo va da un appuntamento di lavoro che viene improvvisamente rimandato o addirittura cancellato a telefonate all’ultimo minuto fatte per invitarvi ad un matrimonio o a bere qualcosa dandovi solo 10 minuti di preavviso.
In genere non pianificano le loro giornate o serate.
Sfortunatamente, proprio perche’ loro non pianificano nulla, preparatevi a ricevere disdette all’ultimo minuto per serate e cene oganizzate con una settimana di anticipo.
Al momento vi diranno che verranno di sicuro, ma a un paio d’ore dall’inizio della serata incomincerete a ricevere telefonate di disdetta per questo o quel motivo improvviso.
Inoltre e’ perfettamente normale andare a trovare qualcuno senza preavviso.
Sembra difficile pensare come un sistema del genere possa essere concepito dal nostro abituale modo di vivere.

Sunday, August 26, 2007

Sudan e la fotografia

Per chi ama fotografare come me il Sudan non è certo il paese ideale. Qui per loro i fotografi sono delle spie che cercano o di copiare la “rinomata” abilità sudanese di costruire ponti e palazzi o sono giornalisti che cercano dei soggetti da fotografare per mostrare al mondo intero quanto il paese sia malvagio. Forse se la smettessero di perseguitare i turisti che cercano solo di immortalare il diverso e portare a casa qualche ricordo da mostrare agli amici, non si leggerebbero tante brutte cose sul paese e l’industria turistica del paese ne trarrebbe enormi benefici.
In poco meno di due mesi passati qui in Sudan sono già riuscita a farmi arrestare. Cosa ho fatto? Ho solo fatto una foto per la quale, per di più, avevo chiesto il permesso al soggetto della mia fotografia. Si trattava forse di luoghi strategici o di personaggi illustri? No, si trattava di una foto ad una signora che preparava il caffe in un “bancariello” in mezzo alla strada.

Esiste un permesso fotografico, facile da ottenere (o almeno cosi’ dicono) che dovrebbe autorizzare il turista a fare foto (non di tutto pero’ !), ma in realta’ a volte serve a poco.

Finalmente da poco sembra esserci la cosiddetta « tourist police » di cui pero’ nessuno sembra aver il numero e che non e’ pubblicizzata da nessuna parte e di cui in due mesi di permanenza qui non ho mai visto una sola pattuglia.
La polizia turistica ha il compito di tutelare i turisti e non solo da ladri e criminali ma dalla polizia stessa che spesso abusa dei turisti tentando di estorcere soldi e sequestrare macchine fotografiche.

La concezione sudanese del tempo

Sono successe tante cose dall’ultima volta che ho scritto che non so da dove cominciare. Avrei dovuto scrivere le mie impressioni man mano che le cose accadevano, ma presa dalla frenesia di fare ho rimandato di giorno in giorno... In fondo si potrebbe dire che incomincio a entrare nella cultura sudanese, dato che loro dicono sempre “bukra bukra”, che significa dom anche se poi magari rimandano anche quello che non potrebbero rimandare.
ani... Credo infatti che uno dei loro motti sia “non fare oggi cio’ che puoi rimandare a domani”Una delle loro filosofie è che nulla accade se non è Dio a volerlo. Ogni volta che ti danno un appuntamento o promettono di fare qualcosa aggiungono sempre alla fine della frase: “inshalla”, che significa “se Dio vuole”. Cosa che in se idealmente mi sembra anche carina e giusta: come si fa a promettere che ci si vedrà domani se non si può essere sicuri che domani saremo ancora su questa terra? Allo stesso tempo credo però che loro lo usino un po’ come una scusa, e così un “ci vediamo domani alle quattro inscialla” garantisce loro protezione nel caso in cui (e nel 99% dei casi è così) si presenteranno una o due ore dopo.
E loro applicano questa teoria a tutto: appuntamenti con amici e di lavoro.
Qui alcuni sudanesi che hanno vissuto all’estero o stranieri appartenenti a compagnie internazionali che cercano di far applicare i loro standard di lavoro anche in questo paese cercano di cambiare le cose organizzando seminari sul “time managment” ai quali i partecipanti arrivano puntualmente tardi.
Un sudanese un giorno mi ha raccontato questo detto locale “Ti dico ci vediamo alle quattro. Se alle quattro non arrivo aspettami fino alle cinque. Se per le cinque non sono arrivato allora chiamami. E se per le sei non sono ancor lì vai a casa, ci vediamo domani”.

Sunday, July 22, 2007

La seconda settimana

Il tempo passa molto velocemente, chissa’ perche’… Mi sembra di essere arrivata qualche giorno fa, eppure e’ passato quasi un mese.
Sara’ perche’ lavoro per la maggior parte della giornata, quindi i giorni sembrano durare di meno.
Nonostante cio’trovo il tempo ogni sera di leggere un libro di fotografia.

Questa settimana abbiamo finalmente incominciato le lezioni di arabo. Il nostro professore e’ un sudanese che parla poco inglese. E’ vestito tutto di bianco con un tubante ed ha dei denti bianchissimi e un bel sorriso. Avra’ 50 anni e fa parte di un gruppo di religiosi che (almeno cosi si dice, perche’ non ho mai avuto l’occasione di verderlo di persona) mentre pregano girano su se stessi, tante volte e tanto in fretta che quasi si sollevano dal suolo.

Uno dei problemi dell’arabo e’ che ognuno sembra pronunciare le parole a modo proprio. Inoltre le persone parlano arabo e arabo sudadese, quindi per ogni parola ci sono almeno 2 modi di dire.

Siamo ancora agli inizi e per ora il mio vocabolario si limita a ordinare una pizza egiziana con legumi e formaggio. Ma ne sono comunque soddisfatta.

Dopo aver mangiato a pranzo per quasi due settimane la stessa cosa (una crepes con falafel), da qualche giorno abbiamo incominciato ad andare in questa specie di pizzeria egiziana.
Hanno il forno a legna come in Italia e preparano tutte le pizze (fajita) come se fossero calzoni (e cioe’ ripiene). Li’ fanno persino una pizza dolce, il ripieno di noci, mandorle, panna e sciroppo d’acero e altri ingredienti che non siamo riusciti a decifrare dato che il menu e’ rigorosamente solo in arabo.

Le persone qui sembrano estremamente sorridenti, felici e gentili. Ogni volta che compriamo da mangiare c’e’sempre chi ci regala qualcosa ogni volta che cerchiamo di parlare arabo.
Sara’ forse perche’ abbiamo forse suscitato molta curiosita’ attorno a noi dato che ogni girono per andare al lavoro siamo gli unici occidentali a fare il tragitto o a piedi o di corsa o in bicicletta.

Abbiamo “barattato” l’autista con la macchina con due biciclette cinesi. In ufficio nessuno ci puo’ credere, ma noi siamo contenti. Cosi’ esploriamo la citta’ e facciamo un po’ di esercizio.

First week in Sudan - la prima settimana in Sudan

Oggi e' domenica e contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono qui al lavoro! Qui il sabato e la domenica sono feriali. Di festivo c'e' solo il venerdi'. Peccato che proprio il giorno in cui non sono al lavoro sia quasi tutto chiuso, almeno fino alle 3 del pomeriggio.

Il venerdi' la gente qui, a parte pregare per la maggior parte della giornata, va al Nilo, porta I cestini per il picnic e mangia e chiacchiara allegramente. Peccato che nonostante il caldo la gente non possa tuffarsi… a meno che non voglia tuffarsi in bocca ai coccodrilli.

Il Sudan, o forse dovrei dire Karthoum, perche' immagino che il resto del Paese sia diverso, e' sicuramente molto piu' cara di come immaginassi. E' sicuramente il Paese in via di sviluppo piu' caro che abbia mai visto… Non dico che non vi si trovi nulla di economico, ma bisogna cercare e contrattare.

I prezzi al mercato sono variabili, mentre nei negozi (pur non essendoci i prezzi) in genere sono fissi.

I pomodori (e parlo di prezzi per I sudanesi) costano in questo periodo circa 6 sterline sudanesi (circa 3$) e un panino costa circa 5 o 6 sterline. Certo, non sono esattamente I prezzi di Londra, ma ci vanno vicino… Ne va da se' che il mio stipendio e' sicuramente troppo basso.

Uno dei miei compiti qui e' trovare lavoro per I sudanesi… e poi immaginare la stranezza nel vedere questi sudanesi chiedere come stipendio minimo quando o piu' di quanto guadagno io qui. Ma non una o due persone, tutte chiedono queste cifre!

Sono arrivata da meno di una settimana, ma ho gia' avuto la fortuna di assistere ad un matrimonio sudanese. Durano 3 giorni, vi partecipano centinaia di persone. Il primo giorno e' dedicato alla famiglia di lui, il secondo solo alle donne e il terzo alla cerimonia nunziale e richiede la partecipazione degli invitati delle due famiglie.
Si balla, si canta, si mangia… ma non sib eve, per lo meno non alcolici.
Le bevande si limitano alla seven up e coca cola.
Anche I cibi sono.. come dire… impacchettati. I piatti (di carta) contengono una selezione di alimenti e sono avvolti nella carta trasparente. Il piatto e' unico per tutti, ma viene servito ripetutamente.

La musica deve tassativamente smettere alle 11, in qualunque giorno della settimana e in qualunque circostanza. Nonostante cio' si sentono fino a tardi preghiere (semicantate) nelle moschee.

Qui fa caldo, indubbiamente. Ma fa meno caldo di come mi aspettassi. Anche se… a dire il vero qui faccio circa 4 docce al giorno… e nonostante cio'… mezz'ora dopo la doccia senza aria condizionata… ci sarebbe bisogno di farne un'altra! Quindi se venite portate profumi e deodoranti…

La casetta… se si esclude che da fuori sembra ancora un edificio in costruzione… e' un appartamentino con due stanze, soggiorno cucina e un bagno (minuscolo).
Non e' niente di speciale, ma si trova in una zona centrale…

Quando si cammina per la strada si ha l'impressione di essere sulla spiaggia, si cammina sulla sabbia, senza marciapiedi. E la sabbia scotta!