Sunday, August 26, 2007

La concezione sudanese del tempo

Sono successe tante cose dall’ultima volta che ho scritto che non so da dove cominciare. Avrei dovuto scrivere le mie impressioni man mano che le cose accadevano, ma presa dalla frenesia di fare ho rimandato di giorno in giorno... In fondo si potrebbe dire che incomincio a entrare nella cultura sudanese, dato che loro dicono sempre “bukra bukra”, che significa dom anche se poi magari rimandano anche quello che non potrebbero rimandare.
ani... Credo infatti che uno dei loro motti sia “non fare oggi cio’ che puoi rimandare a domani”Una delle loro filosofie è che nulla accade se non è Dio a volerlo. Ogni volta che ti danno un appuntamento o promettono di fare qualcosa aggiungono sempre alla fine della frase: “inshalla”, che significa “se Dio vuole”. Cosa che in se idealmente mi sembra anche carina e giusta: come si fa a promettere che ci si vedrà domani se non si può essere sicuri che domani saremo ancora su questa terra? Allo stesso tempo credo però che loro lo usino un po’ come una scusa, e così un “ci vediamo domani alle quattro inscialla” garantisce loro protezione nel caso in cui (e nel 99% dei casi è così) si presenteranno una o due ore dopo.
E loro applicano questa teoria a tutto: appuntamenti con amici e di lavoro.
Qui alcuni sudanesi che hanno vissuto all’estero o stranieri appartenenti a compagnie internazionali che cercano di far applicare i loro standard di lavoro anche in questo paese cercano di cambiare le cose organizzando seminari sul “time managment” ai quali i partecipanti arrivano puntualmente tardi.
Un sudanese un giorno mi ha raccontato questo detto locale “Ti dico ci vediamo alle quattro. Se alle quattro non arrivo aspettami fino alle cinque. Se per le cinque non sono arrivato allora chiamami. E se per le sei non sono ancor lì vai a casa, ci vediamo domani”.

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